La lectio divina, detta anche lettura divina, lettura santa o lettura spirituale, è un metodo di lettura della Bibbia per entrare in dialogo con Dio. Per i credenti la Sacra Scrittura è la parola di Dio. In essa quindi possiamo trovare le risposte alle nostre domande circa il senso della vita. Per capire le Sacre Scritture abbiamo bisogno di un discernimento particolare, non umano, ma divino. La lectio divina è un approccio graduale al testo biblico che risale all’epoca dell’ebraismo rabbinico: si tratta di un modo particolare di leggere le Sacre Scritture.
Ci sono infatti quattro modi diversi di leggere la Bibbia per gli antichi rabbini:
Sarebbe un’impresa impossibile quella di voler individuare nella storia il momento preciso in cui datare l’inizio della pratica della lectio divina, ma possiamo affermare senza dubbi che è soprattutto grazie ai Padri della Chiesa d’Oriente e d’Occidente dei primi secoli e grazie ai padri medievali che la lectio divina ha preso forma e si è sviluppata. Essa guadagnerà il primato in quanto metodo di approccio dello studio alle Sacre Scritture grazie al Concilio Vaticano II del 1963-1965, che sottolineerà la necessità di una pratica assidua e fervente della lectio divina per la formazione del credente.
La preghiera è ancorata e trova la sua sorgente nell'ascolto della parola divina. Considerata a lungo una pratica monastica, e particolarmente legata alla tradizione carmelitana, più recentemente è stata incoraggiata da Papa Benedetto XVI:
“Chi conosce la divina Parola conosce pienamente anche il significato di ogni creatura. Se tutte le cose, infatti, «sussistono» in Colui che è «prima di tutte le cose» (Colossesi 1: 17), allora chi costruisce la propria vita sulla sua Parola edifica veramente in modo solido e duraturo. La Parola di Dio ci spinge a cambiare il nostro concetto di realismo: realista è chi riconosce nel Verbo di Dio il fondamento di tutto.
Di ciò abbiamo particolarmente bisogno nel nostro tempo, in cui molte cose su cui si fa affidamento per costruire la vita, su cui si è tentati di riporre la propria speranza, rivelano il loro carattere effimero. L’avere, il piacere e il potere si manifestano prima o poi incapaci di compiere le aspirazioni più profonde del cuore dell’uomo.
Egli, infatti, per edificare la propria vita ha bisogno di fondamenta solide, che rimangano anche quando le certezze umane vengono meno. In realtà, poiché «per sempre, o Signore, la tua parola è stabile nei cieli» e la fedeltà del Signore dura «di generazione in generazione» (Salmi 119: 89,90), chi costruisce su questa Parola edifica la casa della propria vita sulla roccia (Matteo: 7: 24).
Che il nostro cuore possa dire ogni giorno a Dio: «Tu sei mio rifugio e mio scudo: spero nella Tua parola» (Salmi 119: 114) e come san Pietro possiamo agire ogni giorno affidandoci al Signore Gesù: «sulla Tua parola getterò le reti» (Luca 5: 5).
Testo tratto dall’Esortazione Apostolica Postsinodale Verbum Domini del Santo Padre Benedetto XVI (2010)
La lectio divina è un cammino che inizia con una lettura delle Sacre Scritture, lenta e pacata, che porta ad “ascoltare” ciò che il Signore vuole dirci. La tecnica della lectio divina (letteralmente "lettura divina") è un metodo di preghiera, meditazione e comunicazione con Dio. La lectio divina intende rallentare la preghiera, vedendo le Scritture come qualcosa da assorbire e digerire lentamente. Questa pratica, ispirata dalla tradizione ebraica, è accessibile a tutti.
Origene Di Alessandria (teologo e filosofo greco 185-254 d.C.), detto Adamanzio, già nel III secolo suggerì l'idea che la Parola di Dio possa rivelare un significato ulteriore rispetto a quello immediato, proponendo la lectio divina come metodo di preghiera, oltre che di studio dei Testi Sacri. Le Sacre Scritture devono essere interpretate in una maniera degna di Dio, loro unico autore. Il senso letterale non deve essere seguito quando questo comporti anche una sola cosa assurda o indegna di Dio. Visto che la Bibbia è opera di Dio, allora è necessario lo sforzo umano per capirne il senso. Bisogna andare oltre la superficie del testo per scoprirne l'intenzione ed il significato profondo.
Nel VI secolo San Benedetto rese la lectio divina parte integrante della sua Regola come possiamo leggervi circa l’importanza del silenzio e dell'obbedienza attraverso l'ascolto: «Se infatti al maestro conviene parlare ed istruire, al discepolo spetta tacere ed ascoltare» (Regola di San Benedetto, capitolo 6). In questo caso, Dio è il maestro che parla e bisogna ascoltare attentamente.
Guigo II Certosino (+1188), nono priore della Comunità della Grande Certosa, in un libro intitolato «Lettera sulla vita contemplativa», propone il suo metodo per una lectio divina riuscita. Guigo ebbe un giorno la visione di una «scala» con quattro pioli che innalza i monaci «dalla terra al cielo». In seguito egli userà il paragone della scala (la famosa Scala Claustralium), i cui gradini, percorsi saldamente, ci portano all’incontro con Cristo.
Questi quattro gradini non sono altro che i quattro momenti della lectio divina:
lectio, meditatio, oratio, contemplatio.
La lectio diventa un percorso che porta il cristiano all'incontro con Dio.
Per una lectio divina riuscita, è importante invocare lo Spirito Santo. Abbiamo bisogno del suo aiuto per darci la capacità e la qualità di ascolto necessarie, la luce per cogliere ciò che ci viene detto e per comprenderlo ed infine le parole per esprimere la nostra preghiera. "Mio Dio, mandami il tuo Spirito per farmi sapere cosa sono e cosa sei." (San Giovanni Maria Vianney, Curato d'Ars)
Naturalmente sono possibili altre preghiere allo Spirito Santo.
Tradizionalmente, la lectio divina è suddivisa in quattro fasi:
Dio ci parla (lectio) ed in questa prima fase dobbiamo ascoltare ed accogliere la sua parola. Dopo l'ascolto si deve meditare per capirne il significato (meditatio). solo in seguito, dopo aver ascoltato e meditato, possiamo rivolgere la nostra preghiera a Dio…(oratio). Finalmente, dopo questo scambio, possiamo entrare in comunione con Lui (contemplatio). È importante prendersi il tempo sufficiente per questi quattro passaggi: idealmente almeno venti minuti cioè almeno cinque minuti per ogni passaggio.
La lectio divina permette il dialogo e l'intimità con Dio ed è quindi molto personale. Dio Padre che ci conosce intimamente, attraverso lo stesso testo avrà un messaggio per noi.
Tuttavia, anche la condivisione della parola è benefica, soprattutto nella fase di meditazione. Possiamo decidere di praticare la lectio divina con gli altri: in coppia, in famiglia, con gli amici, in un gruppo di parrocchiani.
È nella diversità dei sentimenti e delle comprensioni di ognuno che percepiamo quanto questi testi siano vivi. È quindi importante essere in un atteggiamento di accoglienza e di ascolto benevolo dell'altro. Non dimentichiamo che lo Spirito Santo viene ad illuminare ciascuno e ci illumina reciprocamente.
La Chiesa, fin dal Concilio Vaticano II, ha incoraggiato questa pratica perché essa permette ad ogni cristiano di vivere l'esperienza dell'incontro con Dio e di comprendere meglio il rapporto che vuole tessere con Lui.
Questa pratica promuove la nostra crescita spirituale. La parola di Dio, come un seme, deve portare frutto; qualsiasi processo di germinazione richiede tempo e richiede che la terra sia favorevole alla ricezione. Tutto è già nel seme, ma è l'incontro con la terra che darà vita al frutto. La nostra preghiera assume un'altra dimensione perché diventa una risposta e non solo una nostra richiesta.